Cosa vuol dire devitalizzare un dente?
Devitalizzazione, terapia canalare, trattamento endodontico sono tutti sinonimi, significano togliere il nervo dal dente e sigillarne l’interno.
Se un dente fa male, potrebbe essere cariato o fratturato e molte volta il problema coinvolge il nervo del dente, la cosiddetta “polpa”. In questi casi occorre DEVITALIZZARE il dente cioè eliminare il nervo perché esso non puo’ essere curato ma solo asportato.
La scelta di devitalizzare il dente non viene presa con leggerezza, ma sempre valutando con attenzione le radiografie ed il contesto clinico. Un dente che sia però devitalizzato bene e che poi venga “ rinforzato” con un adeguata ricostruzione o con una corona, può rimanere in bocca per molti anni senza problemi.
Quando va devitalizzato un dente?
I sintomi che possono suggerire la necessita’ di devitalizzare un dente posso essere i seguenti:
- Dolore molto forte a caldo e freddo;
- Dolore alla masticazione;
- Sensazione di “dente più lungo”;
- Dolore pulsante e continuo;
- Dolore che aumenta di notte.
La diagnosi viene fatta clinicamente, solitamente tramite test di vitalità (al caldo e al freddo) e/o indagini radiologiche in cui si evidenzia una carie, un granuloma oppure una vecchia devitalizzazione non perfettamente eseguita.
Che cos’e’ la diga di gomma?
Con il trattamento endodontico il dente interessato viene “devitalizzato”, risparmiandolo dall’estrazione e dandogli la possibilità, con una corretta ricopertura protettiva con una capsula, di rimanere in bocca lungo.
La procedura viene eseguita in anestesia locale. Il primo passaggio del trattamento, dopo l’anestesia e’ il montaggio della diga di gomma. Essa non e’ altro di un foglietto di gomma che si monta sul dente e che permette di isolarlo dal resto della bocca. È uno strumento indispensabile e non usarlo riduce il valore del lavoro eseguito. È stata inventata ben 150 anni fa, i suoi vantaggi sono:
- controllo dell’infezione, evita infatti che la saliva , che e’ in tutti noi piena di batteri, possa contaminare l’interno del dente, aprire un dente senza diga significa infatti contaminarlo , molte volte i denti che vengono ritrattati, sono quelli che in passato sono stati “curati “ senza diga;
- sicurezza, essa impedisce infatti che il Paziente possa ingerire accidentalmente strumenti o liquidi disinfettanti;
- visibilità, essa infatti tiene scostate lingua e guance consentendo così all’operatore di effettuare la migliore delle terapie.
A cosa serve il microscopio in odontoiatria?
Quando si lavora sui denti, lo si fa su particolari piccolissimi, appunto microscopici, e occorre quindi essere sicuri di vedere bene quello che si fa. Per questo servono dei sistemi ottici ingrandenti che posso essere occhialini, caschetti oppure il microscopio, che posizionato sul viso del paziente permette la massima visibilità e illuminazione dell’interno del dente.
Come si devitalizza un dente?
Una volta eseguita l’anestesia, montata la diga e posizionato il Paziente si inizia la devitalizzazione. Si fa un buchino nel dente fino al nervo in maniera del tutto indolore e vengono quindi individuati i canali da pulire. A seconda dei denti, i canali possono esse da 1 a 4, talvolta raramente 5. I canali vengono puliti ed allargati con delle piccole lime e con delle punte rotanti particolari e poi sigillati con un materiale apposito.
Devitalizzare un dente è una procedura ad alto contenuto tecnologico: si utilizza la tac, il microscopio, rilevatori di apice, motori dedicati, strumenti ad ultrasuoni, frese di leghe particolari, iniettori a caldo , irriganti specifici, laser….insomma, è una procedura delicata che richiede una quantità di materiali e tecnologie oltre che un operatore esperto.
Una volta puliti ed allargati, i canali vengono disinfettati e detersi: si utilizza dell’ipoclorito di sodio al 5%, capace di uccidere i batteri in profondità, e l’EDTA che aiuta a rimuovere le componenti inorganiche nei canali.
Il passaggio successivo è l’otturazione tridimensionale dei canali radicolari, che viene raggiunta utilizzando dei coni di guttaperca riscaldata (materiale gommoso simile al caucciù) e cemento appositamente studiato a base di ossido di zinco. L’avvenuta chiusura viene valutata con una radiografia, in cui si va a verificare che il materiale da otturazione giunga esattamente all’apice del dente, se cosi’ non e’ la terapia va perfezionata con un seconda seduta.
Quanto tempo ci vuole per devitalizzare un dente?
Fino a non molto tempo fa la devitalizzazione del dente richiedeva anche 3 o 4 sedute, con notevole disagio del paziente.
Ora nella quasi totalità dei casi il dente viene devitalizzato in una sola seduta, grazie all’innovazione nelle tecniche e all’utilizzo di strumenti e materiali all’avanguardia. Infatti grazie al microscopio operatorio si rende in molti casi più precisa, sicura e veloce la localizzazione dei canali radicolari ed il loro trattamento.
La terapia è praticamente indolore durante il trattamento in quanto coperta da anestesia, salvo i casi descritti prima. Talvolta nei primi 2 o 3 giorni successivi può comparire un po’ di dolore, gestibile tranquillamente con antidolorifici ed il dente può rimanere “indolenzito” a lungo.
La durata del trattamento è di 1 ora circa per un dente con una radice (incisivi, canini…) fino anche a 3 ore o più per molari particolarmente complessi con 4/5 canali.
Quanto dura un dente devitalizzato?
Se viene curato bene e se viene ricostruito con degli strumenti idonei a rinforzarlo, un dente devitalizzato puo’ avere una prognosi di anni e anni. Vale sempre la pena salvare il proprio dente: viene ricostruito utilizzando a volte dei perni in fibra di vetro per garantire una maggiore resistenza e, se è molto rovunato, rivestito da un intarsio o da una corona in ceramica. Questo per eliminare il rischio di frattura e garantire un risultato duraturo ed esteticamente valido.
Quando va ritrattato un dente devitalizzato?
Talvolta il dente già trattato può non guarire e dare fastidio anche dopo la terapia, spesso a distanza di mesi od anni. A volte fa male soprattutto in masticazione ed al caldo mentre altre volte durante una lastra di controllo si rileva che è presente un granuloma alla punta radice, segno che c’è ancora una infezione presente. Il granuloma va curato perché può diventare un ascesso oppure evolvere in cisti e tendere quindi a crescere velocemente fino a richiedere a un certo punto la rimozione chirurgica.
In questi casi è necessario ritrattare il dente, cercando di migliorare la qualità della precedente terapia e risolvere gli errori che sono stati fatti : strumenti rotti, blocchi nei canali, canali non rilevati oppure chiusi in modo incompleto. Il ritrattamento prevede la rimozione del vecchio materiale da otturazione, una nuova detersione, strumentazione e in seguito una nuova otturazione. In questo tipo di terapie il microscopio operatorio fa la differenza, essendo una procedura molto più difficile che devitalizzare un dente vergine.
Non ci sono garanzie che il ritrattamento abbia successo, ma la percentuale di successo è circa del 60%.
Infine, qualora il ritrattamento non sia indicato o non si riesca a portare a termine, è possibile intervenire in via chirurgica andando o a effettuare una apicectomia oppure rimuovendo la radice infetta in caso di denti con più radici con interventi di emisezione (molari inferiori) o rizectomia (molari superiori). Insomma esistono tante procedure che si possono mettere in atto per tentare di salvare un dente.